Gita con i bambini nelle terre dei Paleoveneti: alla scoperta dei Colli Euganei (Riserva della Biosfera MAB Unesco) e delle sorgenti che rifornivano d’acqua le antiche città di Padova ed Este. Sentieri da percorrere in bici con tutta la famiglia e un museo che diventa teatro di una divertente caccia al tesoro.
Prima di Venezia. In senso temporale, perché ben prima della fondazione della città lagunare più famosa al mondo, esisteva una città, Patavium (l’attuale Padova) che era “urbs optima” ed era la quinta città dell’Impero Romano. E prima di Venezia in senso geografico. Perché pochi chilometri a ovest del capoluogo del Veneto, e quindi “prima” lungo una traiettoria ideale che dall’entroterra porta al mare, esisteva – ed esiste ancora oggi – un territorio ideale per il sorgere di insediamenti umani grazie ad almeno due fattori: la presenza di colli e, soprattutto, la presenza di corsi d’acqua.
Il nostro viaggio alla scoperta di questa terra, in particolare della porzione incastonata tra i Colli Euganei e la Bassa Padovana, intreccia natura, acque e archeologia in maniera davvero suggestiva.
Sorgenti di epoca romana immerse nel verde: che scoperta con i bambini!
Ci accoglie una giornata di inizio autunno, bizzarra e capricciosa come una bella donna. Uggiosa nei primi momenti, ma capace di schiudersi, come un sorriso, in un sole che quasi quasi ti illude sia ancora estate.
Punto di partenza per chi voglia “mettersi sulle nostre tracce” può essere Montegrotto Terme, il Mons Aegrotorum (lett. “monte dei malati”) dei Romani a conferma della millenaria vocazione curativa di questi posti. E lo può essere non solo perché qui si può visitare una bellissima area archeologica, ma anche perché la cittadina ospita la stazione ferroviaria delle Terme Euganee ed è sede dei principali servizi turistici, compreso il noleggio delle biciclette per percorrere l’anello ciclabile dei Colli Euganei, quasi tutto a portata di bambini perché privo di eccessivi dislivelli.
Da qualche anno, inoltre, Montegrotto ospita il Museo del Termalismo antico e del Territorio che conserva gelosamente i reperti ritrovati nelle aree archeologiche della zona, che raccontano di un passato lontano e rivendica la tradizione millenaria di cura dell’area euganea attraverso sale immersive e ricostruzioni virtuali. Numerose anche le proposte didattiche e per famiglie a cura dell’Associazione Lapis.
A pochi chilometri ecco la prima tappa del nostro viaggio: la Fonte Rina (o Regina) nel territorio di Torreglia. Lo ammetto: abito a poche centinaia di metri da qui, ci sono passata davanti un’infinità di volte, ma non avevo mai saputo dell’esistenza di questo rifugio nel verde da cui sgorgano acque millenarie. Chi era che diceva che l’essenziale è invisibile agli occhi? Citazionismo a parte, è innegabile che spesso i luoghi celino angoli sconosciuti anche a chi li abita.
La Fonte Regina, nella cui prossimità si trova un’area attrezzata per soste e pic nic, è uno di questi. Misconosciuto anche il fatto che le acque che qui sgorgano (fredde, non termali) servivano nell’antichità all’approvvigionamento idrico della città di Padova e che esisteva un sistema di tubature di pietra che collegava direttamente la sorgente alle abitazioni. Ci si arriva facilmente a piedi, davvero pochi metri dalla strada principale, e tutto intorno si riconosce la scaglia rossa, una roccia calcarea di origine sedimentaria, dalla tipica colorazione rosata.
Lasciamo Torreglia, senza dimenticare che poco distante – a Luvigliano – sorge il Bene FAI Villa dei Vescovi con la sua ricca programmazione di attività per le famiglie, e, prima di scollinare sul versante ovest dei Colli, incrociamo l’antico Eremo Camaldolese del Monte Rua, abitato ancor oggi da una comunità di frati di clausura. E’ assolutamente vietato l’accesso alle donne pertanto ci limitiamo a godere del paesaggio che si può ammirare dalle mura del chiostro e proseguiamo verso la nostra seconda tappa.
Che è il Buso della Casara in località Valnogaredo. Anche qui una antica fonte, questa volta deputata a rifornire di acqua la città di Ateste, l’attuale Este, che prende il nome dal fiume Athesis, l’Adige del titolo del progetto, e che era il principale insediamento dei Paleoveneti, gli antichi Veneti.
Due le tipicità del posto: gli oltre 100 metri di cunicoli scavati in epoca romana nella riolite (un roccia di origine vulcanica) per condurre l’acqua dalla sorgente principale e la “vasca delle lavandare” dove, in epoca decisamente più recente, si ritrovavano le donne del paese per lavare i panni e godere, al contempo, di uno dei pochi momenti di “socialità” che la vita non esattamente semplice dei Colli Euganei di qualche decennio fa consentiva.
Due fonti, dunque, e la linea mediana dei Colli che – senza bisogno di guerre o altri dolorosi strumenti di spartizione (così tristemente salienti in questi nostri giorni) – stabiliva la pertinenza di un territorio alla città di Padova o a quella di Este e lo sfruttamento delle rispettive risorse.
Il Museo Nazionale Atestino: caccia al tesoro in famiglia sulle tracce dei Paleoveneti
E proprio Este, con la sua cinta muraria splendidamente conservata, è la tappa finale di questo viaggio sulle tracce delle acque del passato (e del presente). Qui, proprio a ridosso delle mura trecentesche e affacciato su bellissimi giardini, sorge il Museo Nazionale Atestino che conserva tracce e testimonianze delle genti che vivevano il versante occidentale dei Colli Euganei nel primo millennio a. C. e che vedevano in Este un importante centro di commercio fluviale. Le sue 11 sale espongono circa 7.000 reperti, ma sono ben 200.000 quelli conservati nei magazzini.
Il museo, accogliente e accessibile anche ai passeggini, è il luogo ideale per invitare i bambini a riflettere sulle proprie origini più lontane, quelle che nessun albero genealogico potrà mai rappresentare, e a vedere l’archeologia e la storia come discipline che, sì, parlano del passato, ma in realtà parlano di noi.
Qui sono numerose le proposte didattiche e pure noi ci siamo lanciati in una caccia al tesoro per famiglie dedicata anche ai reperti provenienti dalle sorgenti visitate durante la mattinata. Durante la quale i bambini hanno imparato a distinguere le anfore dedicate al trasporto dell’acqua da quelle adibite all’olio o al garum (era dai tempi del liceo che non sentivo parlare della salsa che “puzza di pesce”!), si sono divertiti in aula didattica a “incidere” il loro nome su un frammento, ma soprattutto si sono trovati di fronte al reperto forse più prezioso del museo, la situla Benvenuti, che risale all’Età del Bronzo e che testimonia dei contatti tra i popoli di questo territorio e le più importanti civiltà del Mediterraneo orientale.
E io, che di questi luoghi sono figlia, li rivedo con occhi antichi e nuovi allo stesso tempo. Con gli occhi della bambina che sognava di fare l’archeologa, ma che poi ha cambiato idea perché – ingenuità dell’infanzia – pensava l’archeologia con la A maiuscola si facesse solo all’ombra delle Piramidi e di altre rovine monumentali e non sapeva di avere, letteralmente, un tesoro sotto i piedi.
E con gli occhi della mamma di oggi che spera di trasmettere alle proprie figlie la consapevolezza e, al tempo stesso l’orgoglio, di vivere in una terra millenaria e di discendere da quei Paleoveneti di cui hanno sentito parlare per la prima volta al Museo Atestino.
Per informazioni
www.collieuganei.it/storia-territorio/
Copyright: FamilyGO. Foto di A. Pausi