Scopriamo la tradizionale rappresentazione del Teatro dell’Opera dei Pupi, Patrimonio dell’Umanità Unesco, a Partinico, dove lavorano con amore e dedizione gli ultimi pupari, mantenendo in vita un’arte che rischia ormai di scomparire.
di Harry di Prisco
Fu durante una visita di re Ferdinando a Partinico, in Sicilia non lontano da Palermo, che egli decise di acquistare la tenuta del Marchese della Gran Montagna dove venne costruita successivamente la Real Cantina Borbonica, oggi restaurata e sede del Museo delle tradizioni storiche, culturali ed agricole, che si può visitare da martedì a venerdì dalle ore 8.30 alle ore 13.30 – domenica dalle ore 16.30 alle ore 18.30. Lunedì e Sabato chiuso. Ed è qui che troviamo per la gioia dei bambini e delle loro famiglie i “Pupi di Partinico”, rappresentati dagli ultimi pupari: Nino Canino, che alla veneranda età di 86 anni ancora va in scena con la sua possente voce e che ha la sua bottega nel cortile della Real Cantina insieme a quella di Vincenzo Garifo che, formato alla scuola dei Canino e vissuto senza padre dall’età di due anni, con le lacrime agli occhi ci dice che «la sua famiglia sono i pupi» e intanto ci mostra la sua collezione di marionette, da Beatrice a Orlando ad Angelica a Carlo Magno.
Egli possiede oltre 100 pupi di ottima fattura e continua a tenere spettacoli all’interno della struttura per le scolaresche e per gli amici e naturalmente per i turisti, perché l’amore per le storie cavalleresche lo sente nel sangue. Nino Canino nella sua attività è supportato egregiamente dalla figlia Laura, che ci spiega la storia della famiglia, che parte da Don Liberto, il cui figlio Gaspare vendette nel 1948 la collezione storica al Museo delle Marionette di Palermo, per arrivare al padre Nino che ancora si esibisce con i suoi pupi che cesellava personalmente fino a qualche anno fa così da imprimergli sempre di più la forma umana. E poi insieme ad alcune scolaresche venute da Palermo, abbiamo potuto assistere al Teatro dell’ Opera dei Pupi, che nel 2001 è stato riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, a conferma di quanto la tradizione resta nel cuore della gente. I due maestri hanno fatto rivivere storie di altri tempi, che rischiano di essere dimenticate, narrando con i loro preziosi pupi, le gesta di cavalieri ed eroi della Chanson de Roland, di Rinaldo, dell’Orlando Furioso e della Gerusalemme Liberata. La tradizione dei pupari, un’arte che rischia ormai di scomparire, vede le loro opere, realizzate in legno, con vestiti di raso e di velluto e con splendide armature in rame e ferro, riccamente decorate e cesellate a mano per la gioia dei ragazzi, nel tentativo di tramandare il loro antico mestiere.
L’occasione per vivere queste realtà ci è stata data dal GAL (Gruppo di Azione Locale) Golfo di Castellammare, che vede tra i 7 comuni associati anche Partinico. Questo organismo promuove l’identità culturale di un territorio, da Cinisi ad Alcamo, unito dalla fede e dalle tradizioni, ma anche da un affascinante paesaggio rurale dove si scoprono i bagli, tipiche costruzioni fortificate che venivano un tempo utilizzate come magazzini, ad esempio quello bellissimo della città di Scopello (famosa anche per i suoi faraglioni e la sua tonnara); le cantine; i musei e i maggiori vigneti siti a cavallo delle due province di Trapani e Palermo. Un viaggio quindi nell’antichità, ricordiamo come Castellamare del Golfo sin dal V secolo avanti Cristo rappresentasse il fulcro della storia dell’intero Mediterraneo, per toccare l’enogastronomia, la ruralità e bellissime tradizioni come quelle del Teatro dei Pupi.
Per informazioni
www.comune.alcamo.tp.it/turismo.html
www.comune.castellammare.tp.it/portale/
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