Un weekend in Toscana con i bambini. D’autunno. Si parte per ascoltare i bramiti del cervo in amore nel Parco delle Foreste Casentinesi e si torna con gli occhi pieni di bellezza e la testa piena di incontri e ricordi. Viaggio in una terra autentica e non banale, da scoprire in famiglia.
C’è una Toscana meno conosciuta di quella citata nei libri di storia dell’arte, ma altrettanto bella e autentica. Una Toscana di persone accoglienti, di panorami bellissimi senza essere da cartolina, di posti in cui si mangia benissimo e si paga poco, di antiche manifatture recuperate e trasformate in museo.
E’ la Toscana del Casentino, sull’Appennino Tosco Romagnolo, terra di confine e di passaggio, fatta di boschi di castagno e faggio e della natura rigogliosa del Parco delle Foreste Casentinesi che di recente ha ricevuto il “Nobel” dei Parchi per la conservazione della Natura entrando nella Green List dell’IUCN. Bellissimo in estate, il Casentino in inverno si ricopre di candida neve e regala fantastici bob trekking e ciaspolate per le famiglie. Ma noi stavolta vogliamo parlarvi dell’autunno.
Ci accoglie in un weekend di inizio autunno Pratovecchio-Stia (AR), comunità di poche migliaia di abitanti distribuita su un territorio vastissimo, e per gran parte non intaccato dall’uomo, tra Firenze e Arezzo. Qui la quotidianità ha un sapore diverso, fatto di silenzio, ritmi lenti e poca tecnologia.
Nel bosco con i bambini per ascoltare il bramito del cervo
Obiettivo della nostra mini vacanza un’escursione per famiglie al tramonto per ascoltare il bramito del cervo. Siamo stati ospiti di Marta e Fabio di Altertrek e ne abbiamo apprezzato la simpatia, la genuinità tipicamente toscana, ma soprattutto la competenza, l’amore per la loro terra e il profondo rispetto per la natura e gli abitanti del bosco.
Si mangia, si scherza e si chiacchiera in compagnia, ma quando si arriva ai prati in cui ci si mette in osservazione l’invito, rigoroso, è a spegnere le torce e a sostare in assoluto silenzio. Ricordando che la foresta è degli animali e che noi siamo dei semplici (e magari non sempre graditi!) ospiti.
Sono molte le uscite proposte nei mesi autunnali sulle tracce di questi bellissimi animali e alcune sono pensate proprio per un pubblico composto di genitori e bambini.
La differenza rispetto a una escursione per un pubblico adulto? La scelta di sentieri facilmente percorribili (noi abbiamo portato la nostra secondogenita in uno zaino porta bebè), la conclusione dell’uscita prevista a tarda sera ma non a notte fonda, e soprattutto un graduale avvicinamento dei bambini al bosco e all’oscurità in modo che l’impatto sia meno forte e i bimbi vivano tutto con molta naturalezza.
Si comincia con un pic nic al tramonto durante il quale possiamo ammirare il paesaggio cambiare colore assieme al calare della luce, si vive un momento “informativo” in cui gli accompagnatori mostrano i tesori raccolti durante le escursioni e poi ci si avvia verso la destinazione in cui, incrociando le dita, si possono vedere e sentire i cervi in amore.
Scopriamo così che la natura non fa nulla per caso e che la stagione dell’amore è tra settembre e ottobre proprio perché i cuccioli nascano a tarda primavera – inizio estate quando il mondo è “in fiore” e maggiori sono per gli animali le possibilità di trovare nutrimento. E poi scopriamo che il bramito dei cervi si sente per chilometri (almeno un paio quelli che abbiamo sentito noi) ed è una via di mezzo tra un ruggito e un muggito. Sentirlo stesi al buio con gli occhi fissi su un cielo pieno di stelle, e tutto attorno solo buio e silenzio, è stato un dono che sono felice di aver condiviso con le mie figlie.
E un momento prima di ripartire, fuggevole come un sogno o un’apparizione, un cervo si è lasciato ammirare per qualche secondo lasciandoci stupiti e ammaliati. Bella anche la passeggiata nel bosco mentre scende l’oscurità: i bambini possono fare la conoscenza di ricci, civette e altri simpatici compagni di viaggio.
Le guide professioniste di Alterterk propongono anche altre tipi di escursioni nel Casentino, come escursioni lungo il cammino di San Francesco, trekking e acquatrekking con gli asini che sono amatissimi dai bambini.
Il Museo della lana di Stia: un’esperienza immersiva alla scoperta di un’antica tradizione
La mattina successiva, colmi di gratitudine per la serata appena trascorsa (e per la notte di sonno interrotto che le emozioni hanno donato alle mie bimbe), siamo partiti per perlustrare i dintorni. Abbiamo iniziato regalandoci una passeggiata sul Sentiero delle Cascate lungo il torrente che scende dal Passo della Calla: numerose piccole cascate interrompono il corso del torrente dando il nome al sentiero e sono una bella attrazione facilmente ammirabile anche coi passeggini. E a proposito di acque, non dimentichiamo che il fiume Arno nasce sul Monte Falterona e che proprio a Stia incontra il fondovalle del Casentino.
La tappa successiva è il bellissimo Museo dell’Arte della Lana – Lanificio di Stia, prestigioso esempio di archeologia industriale che racconta la storia della lavorazione della lana e di altri tessuti, ma soprattutto un pezzo di storia locale in quanto il lanificio, recentemente restaurato, è stato per oltre un secolo (tra Ottocento e Novecento) cuore dell’economia della zona e uno dei più importanti lanifici italiani.
In esposizione materie prime, filati, grandi macchinari ed esempi di abiti, specie tipici. Una curiosità: in “Colazione da Tiffany” Audrey Hepburn indossava un bellissimo, e celebrato, cappotto arancione in tessuto Casentino!
Una parte non indifferente della scoperta da parte dei bambini è data dalla possibilità di toccare con mano i diversi tessuti esposti e assaporarne la differenza di colori e consistenze, ma anche di annusare gli odori degli oli delle macchine e molto altro, per una esperienza davvero immersiva.
Andar per castelli… sulle tracce di Dante
Lasciamo Stia non prima di aver chiesto a chi incontravamo di suggerirci una tappa per il pomeriggio e la risposta unanime è stata “Il Castello di Poppi”! Ed è così che ci siamo spostati di una decina di chilometri da Pratovecchio e abbiamo raggiunto il piccolo borgo medievale di Poppi – inserito tra i borghi più belli d’Italia – sulla cui sommità si può ammirare appunto il Castello dei Conti Guidi, meglio conosciuto forse come Castello di Poppi.
Attraversare il borgo coi suoi porticati, le sue botteghe e le sue chiese che aprono le porte a fedeli e semplici visitatori è come fare un viaggio nel tempo, arrivare alla piazza antistante il Castello è un’occasione anche per ammirare la vallata sottostante. E per scoprire, grazie al busto di Dante che fa bella mostra di sé, che qui il poeta ha soggiornato durante il suo esilio e che sembra abbia composto in questo periodo il XXXIII canto dell’Inferno.
Entriamo e scopriamo con piacere che il castello, iniziato a edificare attorno al tredicesimo secolo, è splendidamente conservato: le prigioni, la biblioteca, le sale decorate e impreziosite da numerosi stemmi gentilizi si possono visitare facilmente coi bambini.
Noi alle nostre figlie chiediamo uno sforzo ulteriore: quello di salire i 104 scalini dell’irta scalinata in legno che conduce alla cella campanaria sulla torre. Ne vale la pena, in primis per il paesaggio che si ammira da quassù, ma anche perché possiamo così osservare l’antico meccanismo dell’orologio che continua a suonare ogni 30 minuti.
Chiudiamo la nostra giornata e la nostra breve vacanza in terra casentinese con una visita dell’altrettanto suggestivo Castello di Romena, anch’esso appartenuto alla famiglia dei Conti Guidi e anch’esso toccato da Dante nelle sue peregrinazioni (tanto da essere citato nel canto XXX dell’Inferno).
Più antico del Castello di Poppi (la costruzione risale circa all’anno Mille) e meno completamente conservato, affascina comunque per le sue torri che svettano verso l’alto, per il ponte levatoio e per le due belle porte originali dell’epoca. Poco lontano sorge anche la bellissima Pieve romanica di Romena.
Dove dormire
Per la nostra due giorni toscana siamo stati all’Agriturismo La Chiusa, vera oasi di pace e di immersione nella natura sulle pendici del Monte Falterona. Dimenticate i cellulari, qui spesso non prendono; dimenticate la vostra vita quotidiana iperconnessa, qui non c’è wifi; dimenticate l’attualità che vi tiene collegati al mondo a ogni ora del giorno e della notte, qui non c’è la tv.
E scoprirete ben presto che quello che in un primo momento può spiazzare è in realtà il punto forte del posto, che ti costringe a rallentare, a fare i conti con te stesso e a riscoprire le persone che dividono con te la vita. Ginevra che mi ha chiesto di leggerle una storia pur stremata da una serata passata nel bosco a inseguire i cervi è stata la conferma di quanto sia bello ogni tanto “tagliare i ponti”.
E farlo nella bellezza della natura che avvolge La Chiusa è un’esperienza da provare. L’agriturismo offre camere doppie e multiple, tutte recentemente ristrutturate nel rispetto della tradizione toscana (fatta di legno, cotto e travi a vista), nell’edificio principale e in un secondo edificio chiamato “Seccatoio” perché qui venivano stese le castagne a essiccare per poter essere conservate tutto l’inverno. E offre una grande e accogliente sala da pranzo. dove è possibile prenotare il pranzo o la cena coi piatti tipici della gastronomia toscana e casentinese.
L’agriturismo è la base ideale per partire alla scoperta del Parco delle Foreste Casentinesi grazie alla posizione e alla rete di sentieri segnati che lo circondano (molte escursioni sono alla portata di famiglie con bambini), ma è anche un luogo in cui sostare sperimentando laboratori dedicati alle attività di fattoria e agli aspetti naturalistici del Parco. Per i bambini è soprattutto un posto in cui familiarizzare coi molti animali ospitati – cavalli, pecore, cani, gatti e porcellini d’India – o osservare gli animali selvatici che talvolta si affacciano.
Ci accoglie e ci guida la proprietaria, Biggie, che si muove tra cucina, stanze e prati con la leggiadria di una farfalla e l’autorevolezza di una regina. Parlare con lei ci ha aiutato a capire molti aspetti del Casentino e dei suoi abitanti e ad apprezzare il fascino di una terra per noi ancora in gran parte sconosciuta. Le mie figlie, soprattutto, non scorderanno il momento in cui l’hanno accompagnata a portare i pony dalle stalle al prato e in cui hanno potuto dare loro uno zuccherino. “Mamma, è stato il momento più bello della vacanza”!
Copyright: FamilyGO. Foto di A. Pausi; AlterTrek/C. Gabrielli; Pixabay