Gianni Rodari è forse lo scrittore italiano per l’infanzia per eccellenza. A 101 anni esatti dal giorno della sua nascita, apre i battenti il Museo Rodari con la volontà di rendere omaggio a questo grande autore amato dai bambini di tante generazioni.
Omegna, sul Lago d’Orta in Piemonte, è il paese d’origine di Gianni Rodari. Ed è proprio qui che sorge il Museo Rodari che ripercorre i luoghi più significativi per l’autore, la sua infanzia e le sue opere. Un museo che non è solo la celebrazione dello scrittore ma una vera e propria palestra per allenare la fantasia dei bambini che qui possono divertirsi a creare parole e racconti.
Sulle orme di Gianni Rodari a Omegna
Le famiglie spesso si mettono in viaggio cercando di stuzzicare l’interesse dei più piccoli con mete ad hoc a tema favola. Dalla bellissima Märchenstraße, la strada delle fiabe in Germania sulle orme dei fratelli Grimm, alla Danimarca dove tutto parla di Hans Christian Andersen. Ed è proprio a quest’ultimo che è intitolato il cosiddetto Piccolo Premio Nobel della narrativa per l’infanzia, il premio letterario internazionale Hans Christian Andersen che Rodari ha vinto nel 1970. Unico italiano finora ad aver avuto questo onore, per la categoria scrittori.
E se non volessimo giudicare la grandezza di questo scrittore “solo” dai premi che si è aggiudicato o dagli innumerevoli successi delle sue pubblicazioni, basterebbe il fatto che le sue opere sono senza tempo, apprezzate dai bambini di ieri, di oggi e – ne siamo certi – di domani. I libri di Rodari, da I Viaggi di Giovannino Perdigiorno alle famosissime Favole al Telefono, vengono letti ancora oggi nelle scuole, appassionano e divertono i più piccoli esattamente come avveniva cinquant’anni fa. A pensarci bene questa è una vera e propria magia, merito dell’abilità di Rodari nell’uso delle parole.
Omegna diventa quindi una meta di viaggio a tema favola, un po’ come Brema o come Odense. Per immergersi con i bambini in un mondo che sa di fiaba, dal Parco della Fantasia al nuovissimo Museo Rodari.
Il Museo Rodari: un’esperienza interattiva per accendere la fantasia
Il Museo Rodari è un piccolo paradiso per i bambini che desiderano conoscere l’autore vivendo un’esperienza interattiva. Nella sala dedicata alla vita dello scrittore, per esempio, ogni oggetto è attivo. Basta sfiorarlo per far partire un racconto! A guidare i visitatori tra le sale del museo è la proiezione del fiume che scorre sulla parete della scala.
Non mancano poi le installazioni come il Binomio Elettrico. Qui si possono scegliere due parole anche totalmente scollegate tra loro e creare una connessione concettuale unendole con due spine colorate. Sono i poli che danno il via a un vero e proprio circuito della fantasia in cui le parole vengono ricomposte in frasi buffe e originali. Segue poi un’altra installazione, Ad Inventar Storie, un televisore gigante dove si mescolano gli ambienti e i personaggi delle storie più famose dell’autore. Del resto, come diceva Rodari stesso, “sbagliando s’inventa”.
Bellissimo anche il meccanismo di ingranaggi e rulli Favole al Rovescio. Girando la manovella, escono le scritte al contrario, impossibili da decifrare. Ma niente paura! C’è il trucco per leggere la fiaba.
L’ultima sala è La Biblioteca della Fantasia, con una gigantesca libreria a parete con dei libri illuminati. Toccandoli si attivano racconti dedicati al pensiero dell’autore. Impossibile resistere ai telefoni a disco (che nostalgia!) posizionati qua e là tra le sale. Basta alzare la cornetta per ascoltare le Favole al Telefono del Ragionier Bianchi.
Info utili
Il Museo Rodari è stato ufficialmente inaugurato sabato 23 ottobre 2021. Dal 25 al 31 ottobre sarà aperto tutti i giorni, dall’1 al 30 novembre dal giovedì alla domenica e dall’1 al 31 dicembre dal martedì alla domenica. L’orario di apertura è dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18. Per le famiglie c’è una speciale tariffa d’ingresso a 24 euro (2 adulti+2 bambini).
Leggete i nostri reportage di viaggio in Piemonte per lasciarvi ispirare per un weekend o una mini-vacanza.
Copyright: Familygo. Foto: Museo Rodari, F. Riccobono