Boschi che sembrano incantati, megaliti e persino piramidi. Niente di più lontano da un paesaggio mediterraneo. Eppure, la Sicilia, oltre a mare e città d’arte, nasconde chicche inaspettate, come le piccole piramidi e i megaliti di Argimusco che ricordano la celebre Stonehenge. Siamo tra Catania e Messina, proprio intorno all’Etna. Con i bambini è un gran divertimento. Pronti a sorprendervi?
Avete già scalato il vulcano e vi siete anche affacciati dalla terrazza di Taormina? Se avanza una giornata al vostro tour siciliano o se vi ritrovate in zona, cioè tra Catania e Messina, val la pena dedicare un giorno ai dintorni. Anche noi, da siciliani, ci siamo sempre concentrati sul vulcano trascurando le sue pendici. Almeno fin quando un’amica di famiglia ci ha sfidati: «Scommetto che non avete mai visto le piramidi e la Stonehenge di Sicilia!». In effetti, pochissimi isolani conoscono questi percorsi e queste mete insolite, e noi tra questi. Così ci siamo messi in viaggio intorno all’Etna con i bambini e abbiamo trascorso una giornata magica. Per noi adulti è stata una riscoperta della nostra isola, e per i bambini, 5 e 10 anni, un susseguirsi di sorprese. Eccole qui!
La Stonehenge siciliana: i megaliti dell’Argimusco
Con la bella Catania alle spalle, poco prima di arrivare a Taormina si devia verso l’interno dell’isola. Siamo all’ombra del versante nord del vulcano, ai confini con i monti Nebrodi, la dorsale sicula dell’Appennino, dove a ogni tornante ci si presenta alla vista uno spettacolo unico: da una parte il bianco della neve attorno alla sommità fumante dell’Etna e dall’altra il blu del mar Ionio.
La prima sorpresa si chiama Rocche dell’Argimusco: quando ci rendiamo conto di quello che abbiamo davanti agli occhi ci sembra di essere proprio a Stonehenge! È un altopiano dove il vento, nei millenni, ha modellato le rocce in forme curiose e suggestive. All’ingresso del parco, un cartellone invita a scoprire le varie “attrazioni” e così, per i bambini, è automatico dare il via a una vastissima caccia al tesoro (sì, c’è da camminare un po’ ma i sentieri sono comodi).
Avvistiamo subito un’enorme aquila di roccia che riposa su un poggio, poi una donna in preghiera, persino un guerriero. Forme così realistiche che nel credo popolare si pensa sia stato l’uomo a scolpirle. Ma gli studiosi di astro-archoelogia, pur confermando l’origine naturale, hanno fatto varie ipotesi sull’utilizzo in passato di questo luogo, forse per scopi rituali e religiosi, e persino come calendario per via delle ombre che i megaliti “disegnano” sul terreno. Soprattutto al tramonto o all’alba quando il gioco di luci e ombre crea effetti scenografici. Una volta arrivati nella parte più alta del promontorio, il panorama spazia dall’Etna fumante alle isole Eolie.
Il mistero delle pietre a catasta: le piramidi dei contadini
Tornando verso il mare, attraverso i paesini etnei, è facile imbattersi lungo la strada in un altro mistero fatto di pietra che qui chiamano “le piramidi dell’Etna”. Naturalmente sono in miniatura rispetto a quelle egiziane o precolombiane nel Centro America, ma i miei bambini le hanno riconosciute subito come perfetti modellini. Si tratta di curiose costruzioni a gradoni di pietre nere, sparse nei campi a nord dell’Etna e dall’origine incerta. Forse sono giganteschi ammassi di pietre accatastate tra Ottocento e Novecento dai contadini mentre dissodavano il terreno.
Ma anche qui un po’ di mistero non guasta, anche perché una forma così ordinata e squadrata, con aperture e gradoni, è un po’ strana per una catasta di pietre. L’amico del posto ci racconta che uno studio francese di pochi anni fa, concentrandosi sulle tracce di scale e di aperture, ha avanzato l’ipotesi che si tratti di tombe o altari costruiti dal popolo dei Sicani oltre duemila anni fa. Trovarle tutte non è facilissimo, ma ce n’è una proprio all’ingresso del paese di Passopisciaro che si scorge già dalla strada.
Tra borghi, castelli e igloo: Montalbano e Calatabiano
In questa zona ci sono anche tanti borghi deliziosi dove val la pena fermarsi. Il più vicino ad Argimusco è Montalbano Elicona, eletto il più bello d’Italia nel 2015. È un tipico paesino arroccato sul promontorio, con strade acciottolate, casette in pietra viva tutte attaccate le une alle altre, il castello del 1300 che domina l’abitato e, nelle campagne, altre costruzioni stranissime (si vedono arrivando in paese). Sono i tholos, piccole costruzioni a forma di igloo usate un tempo come rifugio per i pastori. Passeggiando in centro, invece, si possono scovare curiose istallazioni moderne come la sedia gigante dell’artista Emilio Leoffredi.
Riscendendo verso Taormina vale una sosta il Castello di Calatabiano. È una maestosa fortezza che circonda un borgo ormai abbandonato e che domina la vallata offrendo una vista incredibile dell’Etna sullo sfondo del mare. Si può arrivare in funivia e scoprire pian piano il panorama oppure avventurarsi attraverso una caratteristica strada a gradoni in pietra che si sviluppa nella tra ficodindia, mandorli e ulivi. Il castello è di origine araba e fu poi abitato dai Normanni. Insieme alla vista, noi grandi abbiamo apprezzato la storia e i bambini il gelato del bar che accoglie i visitatori per una pausa relax.
Tra boschi e canyon: nelle riserve di Malabotta e Alcantara
Questa zona, al confine con i monti Nebrodi, è anche piena di boschi di montagna, anch’essi non proprio comuni in Sicilia. Noi, di ritorno dall’Argimusco, ci siamo fermati in quello più vasto e frequentato dai locali, la riserva di Malabotta. E abbiamo scoperto un paradiso di biodiversità e tante attrazioni segnalate nei percorsi indicati proprio all’ingresso. Si può scegliere tra il “Sentiero dei patriarchi”, che mostra relitti centenari di alberi di roverella, enormi tronchi che sembrano sculture, o il “Sentiero della trota” che porta fino al torrente.
Per il tour a Malabotta, noi ci siamo affidati a una guida naturalistica che dopo ci ha accompagnati in auto fino alle gole dell’Alcantara, altra grande attrazione della zona. Sono ricchissime di vegetazione. In primavera, senza la ressa estiva, ci siamo goduti uno scenario naturale mozzafiato: le rocce laviche scavate dall’acqua hanno formato nei millenni stretti canyon e messo a nudo la pietra basaltica che forma tanti prismi esagonali. Un effetto unico, creato dalla lava colata dall’Etna, quando millenni fa si è spenta rapidamente a contatto con l’acqua.
Copyright: FamilyGo. Foto Flavio Lo Scalzo, parks.it, Comune di Montalbano Elicona, FamilyGo.