Se siete a caccia di un viaggio rilassante per la famiglia, vi avviso subito: l’interrail non fa per voi. Ma se desiderate vivere una vera avventura con i bambini, fra stazioni, città da favola, cartine e un’app con tanto di orari ferroviari allora sì, siete sulla strada giusta!
L’interrail in famiglia è stato in assoluto uno dei viaggi più faticosi, ma più appaganti, che io abbia compiuto. Una sorta di giochi senza frontiere contemporaneo, dove ci vuole tutta la capacità per districarsi tra stazioni internazionali, metro e bus seguendo tappe prestabilite o decise solo il giorno prima. L’obiettivo? Togliere i miei figli dalla comodità, per spiegare loro che anche nelle difficoltà il viaggio vale la pena. Vale la pena quando devi portarti la valigia a spasso per chilometri, vale la pena quando ti ritrovi nella stazione di Barcellona a far un’ora e mezza di fila per prenotare il biglietto che ti porterà prima a Madrid e poi a Lisbona. Vale la pena quando ti accorgi che hai prenotato un ostello a tre chilometri dalla stazione, e ti tocca camminare sotto il sole cocente dell’incantevole città di Leon. Vale la pena. Perché tornati a casa, la prima frase di mio figlio Federico è stata: “Mamma mi sbucci la pesca? Anzi no. Me la sbuccio io!”.
La partenza sulla signora di ferro
Civitavecchia. Alle 20 in punto arriva la nave della Grimaldi Lines, bellissima e maestosa. Accedi ai piani alti con un ascensore ed è così che inizio a realizzare che, davvero, siamo in viaggio. L’ultima volta che ho preso una nave, andavo verso la Bosnia, nel dopoguerra slavo, partendo da Ancona. Avevo un sacco a pelo e lo zaino in spalla, e ricordo che dormii sul ponte della nave, per ammirare le stelle. Fu una delle notti più belle della mia vita, con il vento che soffiava sul sacco a pelo, e il firmamento sopra di me. Oggi mi imbarco con la famiglia e abbiamo una suite, per raccontare negli articoli un viaggio a 360 gradi, tra ostelli, appartamenti e camere che mai ti saresti sognata di avere. E pensare che solo tre giorni fa la Grimaldi Lines ha saputo della nostra partenza in Interrail! Una mail, qualche telefonata, una capacità di ascolto del cliente che ho visto poche volte in vita mia. Ed oggi, su questa splendida nave, arriveremo a Barcellona, una città che ho sfiorato tante volte, ma non ho mai visto davvero.
Solo qualche ora e ricominceremo ad ascoltare lo spagnolo!
L’arrivo a Barcellona
Sulla Cruise Roma di Grimaldi Lines giochiamo con il vento. I bimbi gridano di felicità mentre corrono da una parte all’altra del pontile. Il mare è leggermente mosso e la nave frange lo onde con determinazione, lasciando dietro di sé una scia turchese e schiuma bianca. Ad un tratto Federico urla “Guarda mamma! Terra!”. Ed ha ragione. Eccolo, dopo 21 ore di navigazione e divertimento, il profilo della città di Barcellona.
Io non dico nulla. Resto ferma, pensando che finalmente conoscerò questa città. Penso che incontrerò nuove persone, calpesterò strade mai attraversate, e da domani il mondo sarà per me differente, perché avrò aggiunto nella mia testa un tassello in più. Alle 21.30, dopo aver salutato il porto, preso la metropolitana e sistemato i bimbi, usciamo per brindare a questa nuova avventura, firmata Inter-rail. Sulla strada, troviamo un luogo che ci ammicca con la sua antica bellezza: il vetro della porta d’entrata è sottile, e dentro è tutta una maiolica! Una bellezza da togliere il fiato! E qui ordiniamo qualcosa a cui non si può rinunciare: tante, ottime, deliziose tapas! E soprattutto gazpacho e… sangria! Per brindare ad un’onesta e pura felicità!
Lo stupore e i Pokemon alla Sagrada Familia
I miei occhi si riempiono di meraviglia. Poche volte nella mia vita ho avuto una sensazione così forte di una bellezza rotonda, piena, infinita. La Sagrada Familia di Antoni Gaudì è un mare di colori, una foresta di cui alberi sono i tronchi che disegnano le navate, su in alto, fino al cielo. Resto a guardare senza parole la navata alla mia sinistra che ha i colori del mare: il verde smeraldo, l’azzurro cielo, il blu cobalto. Poi mi volto e mi sorprendono le vetrate alla mia destra, che hanno i colori del fuoco: il rosso rubino, l’arancione carico ed infine il giallo e i marroni.
Quanta poesia e magnificenza! La luce filtra tra le vetrate, colorando la pietra chiara della chiesa. Vorrei poterci stare almeno tre ore in questo luogo incantato! Mentre sono tutta intenta ad ammirare la Sagrada Familia, il mio occhio vede due figurette che si muovono veloci lungo la navata. Sono Federico e Francesco che si stanno divertendo ad ammirare i colori delle vetrate, indicando qua e là con l’indice. “Federico, non è una meraviglia?”
Lui si blocca. “Cosa?”
“Come cosa?!? Le vetrate, quest’opera d’arte… tutto!”
“Mamma, diciamocelo. Non è niente di che…”
“Ma tu e tuo fratello…”
“Ah no! Noi stiamo fingendo di catturare i Pokemon!”
Per un istante, ho provato l’istinto di far diventare i miei figli parte decorativa delle vetrate.
Lisbona, l’autentica!
Ci troviamo a pianificare un viaggio che va oltre le nostre conoscenze. Un’ora e mezza alla stazione di Barcellona per prenotare il notturno che ci porterà da Madrid a Lisbona (dove a nostra insaputa dormiremo in quattro in due lettini), e la capacità di comprendere tutti gli spostamenti. “Ora prendete il treno che da Barcellona vi porterà a Madrid Atocha – spiega il bigliettaio – poi dovrete cambiare ed andare alla stazione Madrid Chamartin, da cui parte il notturno per Lisbona. Tra la prima stazione e la seconda dovete prendere un trenino e su questi biglietti c’è il codice della prenotazione”. Io inizio ad andare in confusione. “Ma il codice lo devo far vedere al bigliettaio?” chiedo. “No, il codice va digitato sulle macchinette che trovate alla stazione Atocha. Vi usciranno automaticamente i biglietti per Chamartin”. Ok.
Quando siamo sul notturno che ci porterà a Lisbona, ho il desiderio di baciare il pavimento solo per il fatto di essere arrivati in tempo. Con noi ci sono moltissimi ragazzi che fanno l’inter-rail. Ragazzi di vent’anni che fanno vedere il pass ai bigliettai, nella luce soffusa della notte madrilena. La mattina siamo un po’ acciaccati, ma ci svegliamo con un unico pensiero: siamo a Lisbona. Una città meravigliosa, che mi conquista fin dalla prima ora!
Ci credereste? Sulle ringhiere delle finestre ci sono cartelli che inneggiano alla vita. Frasi, pensieri, colori. Sulle vetrine campeggia la scritta “A Vita è Super” e tu capisci che sei nella città giusta al momento giusto. Perché è questo che vuoi insegnare ai tuoi figli.
Guardate, in tutta onestà, questo viaggio in inter-rail è davvero faticoso. Lo è per i ventenni, figuratevi per una famiglia che deve spiegare ai figli le attese ed i ritardi dei mezzi di trasporto! Ma che soddisfazione quando il risultato è l’incontro con una città come Lisbona, che ti accoglie con un “Benvenido!” e “La Vita è Super”. Non c’è niente da fare. Non c’è smartphone, videogioco, computer che tenga! I soldi spesi meglio sono quelli che uno si gioca per incontrare gli altri… perché lì sta la vera ricchezza!
Su e giù per il Bairro Alto!
Alcuni ottimi motivi per visitare Lisbona:
– la vista che ti si apre all’improvviso quando ti perdi tra le vie: sei convinta che svoltando l’angolo la strada sarà identica a quella percorsa, e invece ti trovi davanti ad una salita che dà dritta su un pezzo di cielo!
– i corrimano delle gradinate che i bambini usano per infilarci il sedere e scendere a rotta di collo (l’ho fatto pure io: stratosferico… finalmente ho dato un senso al mio fondoschiena così ampio :);
– le azulejos che con i loro colori tingono di bellezza le facciate della città!
– la scoperta di cose che ti cambiano la prospettiva del mondo. Per esempio: lo sapevate che nella lingua giapponese ci sono 100 vocaboli portoghesi? Uno per esempio è TEMPURA!
– cenare alla Taberna Portuguesa, al Bairro Alto, dove l’idea è quella di ordinare un piatto per tipo, e non un piatto per ciascuno, perché va “condiviso“… e i Pokemon sono fuori gioco! Favoloso l’incontro con i giovani e brillanti titolari del ristorante, uno dei quali tifa Milan e conosce perfettamente tutte le formazioni delle squadre di calcio italiane, dal 1980 ad oggi (eravamo senza parole!);
– perdersi e ritrovarsi su un grande terrazzo di pietra bianca che dà dritto sul Rio Tajo, dove un ragazzo portoghese canta delicate melodie, mentre i giovani bevono birra o si fumano una sigaretta! Accorgersi, proprio in quel momento, di aver bevuto troppo Porto e sorridere alla vita!
Il Palazzo Nazionale di Sintra e l’anima portoghese
Prendi un treno e ti dirigi a Sintra, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Ti ritrovi così nel Palazzo Nazionale di Sintra, dove gli azulejos (dall’arabo “piastrella”) ti riempiono gli occhi di meraviglia.
Infine capiti nel negozio colorato di Arte & Companhia Ilimitada, che raccoglie la creatività di oltre 40 artisti portoghesi, nel quale ti perdi per mezz’ora. Pensi con stupore a quanto stai imparando dal Portogallo, che ti ha accolto con grande semplicità eppure non smette di stupirti. Qui non c’è il fasto di Parigi, né l’ecletticità di Londra. Ha qualcosa di Barcellona, ma veramente solo un soffio. Per il resto, Lisbona è a sé ed è magica.
Per esempio, non ti accorgi di essere in una capitale, se non fosse per le dimensioni della città. Capita infatti che per la strada lastricata di qualche viuzza, si trovino gli abitanti di una casa che hanno portato in strada la televisione, per mangiare insalata e patate esattamente lì, dove passano le persone. Oppure che ti venga consigliato un ristorante che è evidentemente un vecchio garage riadattato, dove tutto è così fermo nel tempo da ricordarti la tua infanzia (tra l’altro abbiamo mangiato benissimo). Ecco. La carta vincente di Lisbona non sono gli azulejos (meravigliosi), né il tram numero 28. E non lo sono neppure i suoi palazzi, né le sue specialità gastronomiche. La bellezza di questa città, dove sono tutti rilassati e l’idioma stesso è un invito alla tranquillità, è la sua semplicità che ricorda l’Italia degli anni Settanta. Una perla, che consiglio a tutti voi di venire a visitare per riassaporare il tempo che fu!
Lo stupore di Tomar
La storia dei Templari. La simbologia medioevale. I numeri che si rincorrono dando un significato a tutto. Una poesia di pietra. Un libro ricco di allegorie. Signori e Signore ecco a voi il Convento di Cristo, a Tomar. Un gioiello per gli appassionati di Storia dell’Arte Medioevale e per chi ama i miti e le leggende. Stupore e meraviglia in un viaggio che continua a commuovermi, soprattutto dopo un bicchiere di Porto ;).
Innamorarsi di Porto
Nessuno mi aveva mai parlato di questa città, e così abbiamo dovuto scoprirla quasi per caso. Porto, la città lungo il fiume Douro, con le case ammassate a decorarne l’orizzonte. Facciate colorate a destra, antichi tetti di tegole rosse sulla sinistra. Sono le cantine di porto, un vino che tanti conoscono e amano. Ma la vera sorpresa, ce la riserva il mercato comunale di Do Bolhao, dove Devid mi ha portato questa mattina, sapendo di farmi un regalo.
E’ stato un tuffo in un’epoca che non c’è più: frutta e verdura, portata a spalla da donne con una sigaretta in bocca e vestiti scuri abbinati a caso. Bancarelle disposte lungo una lunga balconata coperta qua e là da tendoni strappati. E poi, al piano di sotto, altre bancarelle con semi, spezie e giochi di legno, protette da tendoni neri come corvi. E all’entrata, un musicante con il suo bimbo, e alcuni pappagallini colorati! In un sol giorno, lasciando spazio a nebbia e freddo, Porto è diventata la regina del Nord. Bella, sfacciata, disinteressata all’opinione altrui. Spero che non cambia mai d’abito, nè d’opinione. Che resti sempre così, una città dal fascino trasandato. Autentica e sincera!
Tornando verso l’Italia
Infine è ora di programmare il rientro. Dopo dodici giorni di viaggio, è il momento di studiare le tappe per attraversare Spagna e Francia alla volta dell’Italia. Decidiamo perciò di raggiungere Vigo, poi la superba Leon con la sua indimenticabile Cattedrale, San Sebastian nei Paesi Baschi, per un tuffo nell’Oceano, ed infine Nimes, una città francese che rievoca ad ogni passo la potenza dell’antica Roma: vi è anche un Colosseo, che spicca a pochi metri dalla stazione ferroviaria!
Se tornassimo indietro nel tempo, vorremmo rivedere tutte queste città. Nessuna ci ha deluso, nessuna ci ha fatto pensare di aver sbagliato rotta. Il luogo che più ci ha fatto innamorare? La città di Porto, nella quale torneremo non appena possibile!
INFORMAZIONI UTILI
Se volete vivere appieno l’esperienza Interrail in famiglia, il primo passo da fare dopo l’acquisto dei biglietti è scaricare l’App Interrail Rail Planner. Vi troverete infatti tutti gli orari dei treni di tutta Europa, i benefit riservati ai titolari di Pass Interrail e molto altro. Molte delle sue funzioni sono offline e non richiedono quindi un collegamento dati mobile.
Diverse sono le opzioni di viaggio: il Pass Interrail è valido per viaggiare nel Paese indicato sul biglietto. Diverso è il discorso per il Global Pass, della durata di 22 giorni e aperto a 30 Paesi d’Europa.
I costi variano a seconda dell’opzione e se si decide di viaggiare in 1° o in 2° classe. I Pass di 1° classe sono validi anche nelle carrozze di 2° classe.
Per tutte le info: www.interrail.eu.
Copyright: Familygo. Foto di Devid Rotasperti Photographer.